Ci sono spazi espositivi sottovalutati dal pubblico e dai media che hanno una programmazione di altissimo livello. Se non li conosci e li segui con continuità, rischi di perderti mostre ed eventi unici.

Per chi è interessato alla fotografia, la fotografia utile, l’unica che ha senso di essere prodotta e guardata a parer mio, ti devi appuntare i luoghi e gli appuntamenti, perché difficilmente verranno promossi dalla comunicazione istituzionale dei media nazionali non specializzati.

Sto parlando in questo caso della Fondazione MAST di Bologna.

Con il suo programma di prim’ordine, tra mostre, incontri e proiezioni, da anni la Fondazione mette in risalto la fotografia del mondo del lavoro come punto di intersezione tra tecnologia, arte e innovazione. La sua rassegna Foto /Industria è un appuntamento che non perdo dal 2013. Di recente ho visitato la mostra IMAGE CAPITAL-La fotografia come tecnologia dell’informazione, nata dalla collaborazione del grande fotografo Armin Linke e la storica della fotografia Estelle Blaschke.

Come ho sempre affermato parlando della mia attività di fotografo, nell’atto creativo è necessario declinare l’aspetto dell’utilità della fotografia. Utile al mio cliente per vendere; utile a chi la fruisce per comprendere; utile all’archivio della memoria dell’umanità intera; utile a me per crescere, ma anche guadagnare, perché no.

Comunque, anche quando non ho una committenza scatto fotografie che ritengo utili, e il pensiero che anticipa lo scatto presuppone l’utilità, che ritengo un valore imprescindibile. Del Bello fine a se stesso sono saturi i social, gli smartphone e i media e non vedo la necessità di alimentare questo archivio infinito. Consiglio sempre di riflettere a fondo prima di scattare una nuova fotografia.

Tornando a IMAGE CAPITAL, in questo caso possiamo dire che il concetto di utile è portato all’estremo, in quanto la mostra tratta di quanto la fotografia nel corso dei secoli sia entrata in ogni ambito della società, dalla scienza, all’arte, alla politica, alla comunicazione, fino al commercio e all’industria. Già ai tempi della pellicola analogica e ancor di più oggi con il passaggio al digitale, la fotografia è stata utilizzata in modo utilitaristico con la funzione di tecnologia dell’informazione.

La mostra è suddivisa in 6 capitoli:

MEMORY

Tecnicamente la fotografia nasce come un occhio meccanico destinato a visualizzare, rappresentare e quindi memorizzare persone, luoghi ed eventi, da poter poi riprodurre in più copie. In sintesi, serve da documentazione visiva alla nostra memoria storica, politica e culturale.

“Se non hai una memoria fotografica, procuratene una.” pubblicizzava  Kodak nel 1966.

ACCESS
Sin dalle sue origini della fotografia era nata la preoccupazione per la quantità di immagini che sarebbero state prodotte e di conseguenza per le difficoltà di reperimento e di accesso alle stesse. L’archiviazione delle immagini analogiche (negativi, stampe) è stata fin da subito gestita da infrastrutture apposite destinconservazione, circolazione e diffusione delle immagini. Ad un certo punto grazie alla digitalizzazione si è potuto gestire l’immensa quantità di dati non solo sotto forma di pixel ma anche attraverso i metadati delle immagini, dai copyright ai dati tecnici e ad altre informazioni di ogni tipo.

PROTECTION
Di conseguenza la protezione di immagini e dati da furti, obsolescenza dei supporti e violazione della privacy è stata la naturale richiesta da parte di tutti i soggetti interessati. Ciò ha portato alla nascita in tutto il mondo di depositi sotterranei con condizioni di sicurezza e atmosferiche ad hoc, spesso collocati in ex miniere. Spazi enormi, guardare per credere.

MINING
La raccolta e lo sfruttamento del contenuto delle immagini, ovvero dei dati registrati durante lo scatto di una fotografia, diventano operazioni sempre
Un video in mostra presenta dei robot che raccolgono i pomodori maturi selezionandoli attraverso un obiettivo sulla base del colore di maturazione.

IMAGING
Una delle opportunità offerte dalla fotografia è sempre stata quella di registrare oggetti e processi non percepibili all’occhio umano, come il tracciamento della radioattività, la fotografia ai raggi x, le immagini al microscopio, che hanno contribuito enormemente agli avanzamenti scientifici; oppure di registrare big data visivi da cui estrarre informazioni per sviluppare la fotografia aerea e fornire così alla cartografia un livello di precisione infinitamente maggiore.

CURRENCY
Al di fuori dell’ambito artistico, le fotografie non hanno valore di per sé. Il loro valore viene creato attraverso il lavoro che si inserisce nell’immagine e che viene attribuito ai servizi e alle infrastrutture connessi ad essa. Le fotografie vengono utilizzate come sostituti degli oggetti che immortalano e fanno dunque capo a sistemi di valori esterni. Il campo in cui questo scarto si è rivelato vincente è stata la pubblicità, che ha sapientemente sfruttato la riproducibilità della tecnica fotografica, tanto da indurre al concepimento delle banche immagini, in cui montagne di fotografie ‘stock’ surrogano la riproduzione di oggetti veri.

Nonostante oggigiorno una quantità enorme di scatti fotografici vengano immessi sui social, queste fotografie non hanno valore perché immagini, bensì perché rappresentano una fonte ineguagliabile di dati e metadati da raccogliere e sfruttare per scopi di lucro tramite pubblicità personalizzate, come strumento di sorveglianza o altro ancora.

Nasce spontanea una domanda: considerata l’enorme produzione di immagini, tra 300/ 400 anni saremo in grado di fruire di questo patrimonio?

In mostra si alternano citazioni scritte, interviste filmate, documenti fotografici e televisivi d’epoca, in un allestimento singolare e particolarmente efficace, come sempre avviene al MAST.

Per tranquillizzarvi e ribadire il concetto iniziale, vi faccio notare che in mostra ci sono anche belle immagini utili: le fotografie di Armin Linke, che mi colpiscono per la compostezza formale, il grande senso di osservazione e di sintesi e la capacità di restituire le specificità degli ambienti naturale, tecnologico e urbano in cui viviamo.

Grazie a una pubblicazione web sul sito della Fondazione è possibile scoprire e approfondire i contenuti dell’esposizione, ma mi auguro che in futuro possiate approfittare con i vostri occhi di qualche nuovo appuntamento di altissimo livello che, ne sono sicuro, verrà programmato.