Esco da “Fotografica 2023” e cercando di mettere a fuoco i progetti che più i hanno più mi hanno colpito non posso non ricordare la stupenda e raffinata ricerca di Laura Leonelli, “Io non scendo” (e infatti ho comprato il suo libro). In un’epoca dove in ogni campo i più virtuosi tendono a produrre nuovi prodotti attraverso il riciclo di materiali esistenti, anche la fotografia – che di questi tempi soffre di una saturatissima produzione di immagini – trae beneficio dalla ricerca di fotografie di archivio, soprattutto anonime, per raccontare storie e costruire progetti che diventano contemporanei. Si tratta di un centinaio di ritratti di donne sugli alberi dalla fine dell’Ottocento agli anni ’70 del Novecento, che si intrecciano alle voci di donne importanti come Louisa May Alcott, Simone de Beauvoir, Voltairine de Cleyre, Astrid Lindgren, Beah E. Richards, Bianca Di Beaco. Raccontano la storia/le storie dell’emancipazione femminile e ricordano alle nostre “sorelle”, amiche, figlie, nipoti che sugli alberi occorre imparare a salire se si vuole cambiare il mondo. E se qualcuno invita a tornare a terra, la risposta è e sarà una sola: «Io non scendo».

Entrando al Monastero del Carmine ti accolgono i saluti dei genitori di Deanna Dikeman con il progetto “Leaving and Waving”. Per ventisette anni Deanna ha scattato fotografie mentre salutava i suoi genitori, prima di rimettersi in viaggio, dopo essere andata a trovarli a Sioux City, Iowa. Il progetto, in apparenza molto semplice, racchiude in sé, assieme alla specificità fotografica di farsi documento di memoria, la forza – come sottolinea l’autrice – “…di aver delineato una storia sulla famiglia, sull’invecchiamento e sul dolore insito nel dirsi addio”

Poi sali al primo piano e ti accoglie una stanza buia, illuminata soltanto dalle retro-proiezioni degli scatti dal progetto “The Day May Break” del fotografo londinese Nick Brandt. La sospensione del tempo è insita in tutta la fotografia, ma in questo caso essa assume una potente valenza concettuale in quanto si incarica di trasmettere i temi e una forma di impegno civile cari al fotografo, legato alle problematiche ambientali e sociali. Non temete, la forza delle immagini rimarrà intatta al vostro sguardo anche quando scoprirete che le scene sono state realizzate attraverso la ricostruzione integrale di set all’interno di rifugi e riserve in Zimbabwe, Kenya e Bolivia, con l’aggiunta addirittura di fumo artificiale, volto a ricreare quell’atmosfera satura causata dagli incendi che devastano gran parte del pianeta. La forza di queste mmagini si regge proprio sulla capacità di decontestualizzare i soggetti (uomini e animali) in uno stato di attesa, liberato dalla scansione di un tempo definito.

Non possono passare inosservati i collage fotografici di Cooper & Gorfler dal progetto “Between these folded walls, Utopia”. I ritratti di donne vittime di una migrazione forzata che vivono in Svezia si ricollegano intimamente a una ricerca antropologica di persone, luoghi e contesti culturali. “Reimmaginano la tradizione della ritrattistica decostruendo la narrativa di coloro che ritraggono. Come i manieristi e i surrealisti della storia dell’arte, Cooper & Gorfer filtrano la realtà osservabile attraverso un complesso filtro psicologico di ricordi, stati d’animo e ferite.”

Ti sposti agli ex Magazzini del sale e quando finalmente scendi le scale particolarmente ripide, ti sorprendono le immagini (che io non conoscevo) di Maurizio Galimberti dal titolo “Progetto Sport, tra Dada e movimento”. “Ritmo/dinamico in ready Il” rimanda alle immagini molto note di avvenimenti e figure leggendarie delle sport, che vengono reinterpretate in modo magistrale e con la caratteristica cifra stilistica del noto autore bianzolo. Un bel lavoro.

Andate però a vedere “Fotografica 2023”.
Per apprezzare un lavoro e poterci riflettere su occorre visitare le mostre e anche pagare un biglietto, non accontentatevi dei soliti maniaci da tastiera che pubblicano su Facebook centinaia di fotografie di opere in mostra, mancando rispetto ad autori, organizzatori e al pubblico stesso.