La fotografia sta perdendo uno dei suoi connotati più importanti, oppure il suo messaggio ne sta guadagnando in sintesi?
La fotografia non è mai stata sinonimo di realtà, questo lo diamo come assoluto, ha raccontato le verità che ogni fotografo, giornalista, editore decideva di affermare.

Robert Capa, che abbia forzato o meno il miliziano a cadere per raccontare la morte durante la guerra civile in Spagna, ha comunicato il messaggio che insieme a LIFE voleva trasmettere.
Ma non è questo il tema che mi interessa affrontare.

La forza di una immagine si annida nei particolari, che la luce, la composizione, il gesto, il tempo e ancor prima la mente del fotografo ha scelto di narrare. L’empatia con l’immagine che osservo mi riserva emozioni e riflessioni racchiuse in quel rettangolo o qualsivoglia forma essa sia.
Se ne oscuro una parte il messaggio cambia, la relazione con essa mi costringe ad uno sforzo.
Sono domande che mi pongo.

Vediamo ovunque immagini che raccontano storie distorte, parziali, non si tratta di sola estetica, ma anche di comunicazione e messaggio; concedendo la privacy si toglie forse il diritto di esistere?
Interpretiamo l’immagine grazie alla nostra memoria, a scene già viste in precedenza, sostituiamo l’offuscamento con un volto immaginario, ma la forza dell’immagine viene decapitata. Così facendo, forse, si cala una ghigliottina digitale che cancella le singole identità per raccontare storie alle quali, forse, i soggetti interessati sentono di appartenere meno.

Immagini tratte da un servizio TV del TG  LA7

Robert Capa, Spagna (Morte di un miliziano), 5 settembre 1936